Uno degli oggetti più utilizzati in un appartamento: il dentifricio. Questo piccolo elemento viene usato in maniera quotidiana, in realtà più volte al giorno, e non può e non deve mancare nella vita di ognuno.
La sua storia è lunga quanto articolata. Gli egizi si lavavano i denti mediante una loro creazione. Schiacciavano sale grosso, menta, fiori di iris e pepe fino a creare una polvere detergente. In altri posti si utilizzava pane bruciato e sbriciolato poi passato in bocca. E ancora si faceva uso di sapone, e poi di solfato di sodio.
Il primo vero dentifricio entrò però in commercio nel 1873, lanciato da Colgate e venduto in un barattolo.
Il Dr. Washington Sheffield per primo poi inventò una versione molto somigliante a quella che conosciamo oggi.
Lucius T. Sheffield, figlio del dottore, dopo essere stato a Parigi e aver visto i pittori del posto spremere comodamente e direttamente da dei tubetti i colori a olio sulla tavolozza, pensò che questa soluzione potesse essere indicata anche per il dentifricio.
Per cui col papà produsse i primi tubetti, aperti nell’estremità più larga e assicurati con una chiavetta.
Si decise, però, di inserirlo in delle scatole di cartone. Queste ultime risultano alquanto superflue, soprattutto nell’ottica attuale nella quale si predilige aiutare il pianeta. Eliminare queste scatole significherebbe ridurre il quantitativo di carta prodotto e abbassare la mole di rifiuti emessa. Una petizione, infatti, mira a spingere sul problema, per dire addio a questo ulteriore involucro.
Il materiale del quale sono formate è comunque riciclabile, come afferma il consorzio Comieco, in quanto formato da cellulosa capace di essere riutilizzata se trattata. Ma comunque, non producendo queste scatole, si eviterebbe parte della deforestazione alla base del surriscaldamento globale.